scritto da Marco Malvezzi.
La Malga è ancora aperta, sono le sette di sera. Angelo c’è, la sua vecchia Fiat Tipo è lì, parcheggiata e sporca come sempre.
Busso al portoncino: «Angelo?». «Aaavanti!». Appena dentro sei letteralmente investito da quel miscuglio di odori che ormai conosco bene. E che amo: latte, formaggio, letame, legna che brucia e un lontano sentore di muffa, ma appena appena accennato, non dà fastidio, anzi completa l’insieme.
Un passo avanti e a sinistra c’è la stanza del Filò. Da Angelo è lì che si fa Filò, non più nella stalla. «El se senta zò, lì ghè la carega!». È praticamente un ordine, secco, diretto, senza fronzoli, ma il suo sguardo tradisce la gioia perché sei salito fin lassù per andare a trovarlo.